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Pile ricaricate. Si riparte.

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Tanti anni fa, forse era alle elementari, mia figlia fece questo disegno. Mi è sempre piaciuto molto per il significato che gli ho dato, e ora mi casca proprio a fagiuolo, perché ho tante cose, tante idee e tanti pensieri nella testa. Ma andiamo con ordine. Be', ci provo dai! Vi avevo lasciati ai postumi della terribile chemio e ieri sera, cercando di dormire, sono giunta ad alcuni pensieri. Saranno forse un po' disordinati, ma li metto giù come vengono Immagino una galleria, lunga buia, stretta, e anche maleodorante di gas di scarico stagnanti.  E' come mi sentivo in quei giorni, stesa a letto, senza le forze per fare altro, anche pensare mi costava fatica. E la cosa che più mi angustiava era IL TEMPO . Quel maledetto tempo! Diamo per scontato di averne tanto davanti, ma in realtà non sappiamo quanto ne abbiamo, e io, come tutti quelli come me che ogni giorno camminano mano nella mano con un "terminal disease" (che parola orribile e ringrazio il mio oncologo per

Sono una matita

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Sono una matita magica, con un involucro morbido e coloratissimo, amata da tutti quelli che la vedono.  Ma sono poche le persone che possono dire di aver visto questa matita scrivere e lasciare un segno indelebile nelle loro vite. Quelle sono le persone che sono andate oltre l'involucro esterno, che hanno voluto andare oltre le apparenze. E quelle persone hanno visto questa matita scrivere con colori sgargianti o con tenui colori pastello, e a volte anche con tutti i colori insieme. Ma quando questa matita scrive con il nero, quelli sono i giorni in cui preferisco stare da sola col mio diario e lasciare che il mio inchiostro scorra libero sulle pagine vuote, senza far soffrire nessuno.  Quelli sono giorni in cui non voglio ascoltare né essere ascoltata perché non voglio la pietà di nessuno, e non voglio nemmeno che mi si dica "vedrai che andrà meglio" perché io so che non andrà meglio. Quelli sono i giorni in cui la paura entra dentro la mia anima e l'involucro esteri

Lettera a me stessa, trent'anni fa

Cara Renata, Stai per sposarti. Oh, ricordo bene quello che stai passando, quel forte desiderio di essere finalmente indipendente, di fare la tua vita senza doverne dare conto a tua madre, nostra madre. Ricordo quel bisogno di "essere moglie" e sentirti amata.  Ricordo bene quel conflitto interiore, quel desiderio di essere apprezzata da tua madre, nostra madre, per quella che sei.  Ma ricordo anche che a quell'età non volevi sentirti dire da nessuno cosa fare, come comportarti, men che meno da tua madre o da una te stessa più anziana. Nessuno capiva, o almeno così pensavi, la tua solitudine, la tua sofferenza. Le tue sorelle e tuo fratello sono ormai andati avanti con le loro vite, stanno costruendo le loro famiglie, il loro futuro. Ora tocca a te costruire la tua ma non sai come dirlo a tua madre. Cara Renata, Potrei dirti che la strada che stai per intraprendere non è quella giusta, che sposarti non è la soluzione e che a breve divorzierai.  Potrei dirti che il 30 Apri

Cosa Come Perché

Su Instagram seguo una Life Coach specializzata per pazienti oncologici. L'altro giorno ha dato un esercizio che mi è piaciuto molto perché c'era da scrivere! Immagina di aver realizzato il tuo obiettivo da sei mesi. Ecco qual'è il mio obiettivo e come immagino di averlo realizzato. Sensibilizzare la comunità su cosa significa cancro metastatico perché pochi lo sanno, e molti non lo vogliono sapere. Voglio sensibilizzare la ricerca specifica sul cancro metastatico perché questo è un cancro che non ha cura, da cui non si guarisce. La chiamano malattia terminale , un termine orribile. Voglio cambiare il titolo di questa storia. COSA Cosa è cambiato quando l'hai realizzato? Che sensazioni provi? Cosa vedi? Chi c'è intorno a te? Ho raccontato la mia storia durante una cerimonia e ho raccontato come vive una persona che ha un cancro metastatico. Ora i notiziari locali ne parlano e io sono riuscita a puntare i riflettori sulla ricerca specifica per il cancro metastatico.

Rabbia e Creatività

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Ho creato un account su Instagram mirato al mio percorso oncologico, e la maggior parte degli account che seguo sono donne con cancro al seno, gruppi terapeutici, o persone che supportano i pazienti oncologici. Una di queste persone è Fabrizia Pavetto, una life coach specializzata nelle terapie per pazienti oncologici. La seguo molto perché mi dà moltissimi spunti di riflessione interessanti che uso anche nel mio diario. L'altro giorno suggeriva di prendere una vecchia rivista e di strapparla in tanti pezzi, ad ogni strappo bisognava dare sfogo alla rabbia che teniamo intrappolata dentro.  Dopo aver strappato la rivista, bisognava prendere alcuni dei pezzi strappati, quelli che per qualche ragione catturavano la nostra attenzione, e metterli insieme per costruire qualcosa.  Io non ho molte riviste, ormai tutto quello che leggo è online, libri inclusi. Ieri però ne è arrivata una online e allora ho fatto l'esercizio. Poi ho rimesso insieme alcuni pezzi ed ecco cosa ho costruito.