Pile ricaricate. Si riparte.

Tanti anni fa, forse era alle elementari, mia figlia fece questo disegno. Mi è sempre piaciuto molto per il significato che gli ho dato, e ora mi casca proprio a fagiuolo, perché ho tante cose, tante idee e tanti pensieri nella testa.

Ma andiamo con ordine. Be', ci provo dai!

Vi avevo lasciati ai postumi della terribile chemio e ieri sera, cercando di dormire, sono giunta ad alcuni pensieri. Saranno forse un po' disordinati, ma li metto giù come vengono

Immagino una galleria, lunga buia, stretta, e anche maleodorante di gas di scarico stagnanti. 

E' come mi sentivo in quei giorni, stesa a letto, senza le forze per fare altro, anche pensare mi costava fatica. E la cosa che più mi angustiava era IL TEMPO. Quel maledetto tempo! Diamo per scontato di averne tanto davanti, ma in realtà non sappiamo quanto ne abbiamo, e io, come tutti quelli come me che ogni giorno camminano mano nella mano con un "terminal disease" (che parola orribile e ringrazio il mio oncologo per non averla MAI usata in mia presenza!), di tempo so di non averne tanto quanto vorrei.

E allora "sprecarlo" stando a letto, dormendo, rimuginando, quando avrei tante cose da fare prima che sia troppo tardi, prima di non avere più le forze... è una gran seccatura. Mi fa sentire inutile. A che serve stare a letto?

MA.

Ma, come diceva ieri la mia Life Coach, il mio corpo aveva bisogno di riposo. Doveva fermarsi per ricaricarsi. E quello era l'unico modo che il mio corpo aveva per dirmi: ALT! FERMATI CHE DEVO CARICARE LE PILE

Ed eccomi qui, all'aria aperta, la galleria ancora ben visibile alle mie spalle, ma ora respiro e vedo la luce. E mi sono ricaricata... un pochino. Non esageriamo!

E cosa succede ora?

Succede che l'ultima chemio fatta Giovedì scorso è stata molto meno bastarda della precedente. Sì, sono molto fiacca, sono stitica, ho nausee ma lievi, qualche tremore agli arti soprattutto alla mattina. Ma ehi, nulla in confronto a quella precedente: sono fuori dal letto, parlo, guido, cucino, mangio (eh...). 

Voglio pensare che sia la forza che mi arriva dalle persone che mi amano e che stanno "pregando" per me. Lasciatemi usare questo termine, pregare. So che molti dei miei lettori non ci credono, ma io sì e tanto. Credo in Dio, credo nella forza della preghiera. Chiamatela come vi pare, io la chiamo preghiera.  Sul mio credo farò un post separato perché richiede uno spazio suo.

E sicuramente è anche la mia forza interiore. 

E con questa carica nuova, che mi fa ben sperare per il futuro delle mie cure, sto affrontando nuovi stimoli. 

Il programma LiveStrong, di cui ho parlato nel post precedente, lo sto affrontando con una grinta che non pensavo di avere. Ieri ero super eccitata. Sì, dopo sono distrutta e mi devo buttare sul letto, ma è ho una grinta interiore, non solo quella fisica, quella che arriva dalla mia anima e... DALLA MIA INCREDIBILE VOGLIA DI VIVERE!

Nuove idee di lavori all'uncinetto. 

Ricordo che un giorno, quando ero incinta del mio primo figlio, chiesi a mia madre di insegnarmi a lavorare all'uncinetto. Dopo un paio d'ore, disperata, mi disse di continuare a cucinare che ero più brava lì! Recentemente, visto che le forze per stare in piedi a cucinare mi mancano, ho voluto provare con l'aiuto di YouTube, a fare qualcosa con un uncinetto e del filo che avevo in casa. E ho scoperto che non è così complicato. Forse quello non era il momento giusto. Ora lo è e mi sta piacendo un sacco. 

E ieri, con un'energia che non mi aspettavo, ho anche chiuso le sedute di life coaching. Sono stati nove incontri bellissimi. Sono iniziati con titubanza, anche perché non avevo mai fatto nulla di simile e non sapevo né cosa aspettarmi, né cosa ci si aspettasse da me. Io qui, lei in Italia, attraverso uno schermo passavamo un'ora a chiacchierare. A volte ho pianto, a volte ho riso, a volte ho parlato di cose intime, altre di frivolezze. Ma, a mano a mano che andavamo avanti, i miei nodi interiori si scioglievano, le spalle si rilassavano, e il mio respiro riusciva a passare la barriera del diaframma e ad entrare nello stomaco, rilassando il corpo intero. Credo che a settembre riprenderò perché ho trovato tanto beneficio. 

Non ci si rende conto di quanto bene faccia PARLARE con qualcuno finché non lo facciamo. Io scrivo tanto sul mio diario, ma quando abbiamo un interlocutore che ci ascolta, che ci fa quella domanda messa lì, nel momento giusto, domanda che magari lì per lì è scomoda, ma quello è il momento in cui riusciamo davvero a liberarci.

Amo le persone che mi fanno le domande vere, profonde. Non un semplice "come stai oggi?", ma quella domanda di chi davvero vuole sapere qualcosa di più dei miei dolori alle ossa e delle mie nausee.

E con questa carica oggi vedo anche la mia splendida giovane donna. Mia figlia che davanti ai miei occhi sta diventando una Donna, splendida fuori, ma soprattutto dentro. Matura, intelligente, simpatica, amorevole. Sono così orgogliosa di lei, e di noi come genitori che le abbiamo dato gli strumenti giusti.

Con questa carica intendo affrontare il futuro che mi resta. A volte, lo so, avrò altri momenti in cui entrerò in galleria, e allora spero di saper accettare il bisogno del mio corpo di riposarsi senza sentirmi sopraffatta dal senso di inutilità.

E con la stessa grinta, mi guardo allo specchio. 

In questi mesi ho letto e sentito tante testimonianze di donne con un cancro che odiano guardarsi allo specchio. Donne che hanno perso i capelli, le ciglia e le sopracciglia, donne che hanno subito mastectomia e hanno il corpo ricoperto di cicatrici. Donne invecchiate, donne che non si ritrovano in quell'immagine davanti ai loro occhi. 

Non è così per me. Assurdo, ma ad essere sincera credo che l'immagine che mi restituisce lo specchio non mi sia mai piaciuta tanto come ora. Non mi importa se non ho capelli o se perdo le sopracciglia (fortuna ho ancora il mio seno). E' che io vedo al di là dell'immagine. Io in quelle rughe (acc quante ne stanno venendo fuori!), in quella testa pelata e in quelle scarse sopracciglia vedo una Donna, una madre, una moglie, una guerriera che con tutte le sue forze, combatterà fino alla fine. Voglio che i miei figli possano un giorno dire orgogliosi: 

MIA MADRE E' STATA UNA GUERRIERA! 

 

Comments

  1. Poco fa stavo guardando una fotografia che, chissà come, è finita sul mio Drive: c'è papà al centro e ci siamo noi attorno a festeggiarlo.
    Ho pensato "accidenti, avevamo quest'aria felice, eravamo così belli, e ora...". Poi leggo quello che scrivi e penso che per vivere intensamente e bene ci vuole impegno, ci vuole grinta, ci vuole fiducia, e tu quelle doti le hai tutte, mentre perlopiù noi tendiamo a lasciarvi trascinare dagli eventi, ci diciamo che sì, prima o poi rimedieremo: ai malintesi, alle incomprensioni, alle diversità, alle oggettive difficoltà.
    Così sprechiamo il tempo, e il tempo è la vita...
    Il fatto è che il funerale di Bettazzi credo non mi abbia fatto bene, mi ha riportato al passato e fatto morire di nostalgia. Ora invece vado a sentire uno scrittore che parla del suo libro, uscirò dal piccolo tunnel nel quale pure io mi sono infilata. Carpe diem!
    Ti abbraccio forte.

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  2. Dimenticavo: molto bello il disegno di Francesca, trovo che lo sguardo sia il suo!

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