E se...

 Ognuno di noi nel corso della vita si è trovato più di una volta ad un bivio e a dover scegliere se prendere una strada o un'altra.

Ricordo che una mattina di ottobre del 2021 arrivando in piscina scoprii che stavano assumendo personale, in particolare per la posizione di reception. Ho sempre corteggiato quel lavoro, un po' per la comodità trovandosi a cinque minuti da casa e un po' perché mi piaceva la gente che lavorava lì. Ma pochi giorni prima avevo saputo che mi avrebbero promossa ad assistente del manager del negozio in cui lavoravo.

Amavo quel lavoro, non il manager, ma puntavo a prendere il suo posto al più presto! Lavoravo in un negozio de Le Creuset, quelle che mio cognato ha definito "le Ferrari delle pentole". Era il lavoro per me, a contatto coi cliente e potevo parlare di cucina tutto il giorno. E in più avevo il 50% di sconto sulla merce.

C'erano però alcuni fattori di elevato stress.

1. l'ansia della commissione: ogni mese il negozio aveva un budget da raggiungere, se lo raggiungevamo ogni impiegato riceveva un bonus calcolato sulla percentuale di vendita. Se non lo raggiungevamo era tutto perduto. Il problema era che per dove si trovava il negozio, non avevamo molto movimento;

2. il manager era un fannullone (digitalmente limitato) e quindi tutta la parte burocratica e organizzativa gravava sulle mie spalle, ma lui non lo riconosceva, almeno non ufficialmente;

3. il negozio era aperto sette giorni su sette e per me lavorare il weekend era pesante. Il weekend lo voglio dedicare alla famiglia;

4. il periodo di Natale era quello di maggior traffico e non potevo mai andare in Italia. Dovevo aspettare gennaio;

5. era un lavoro che mi richiedeva di stare in piedi lunghe ore. Arrivavo a casa la sera con le gambe distrutte. A volte mi facevo le maratone intorno al negozio, che era parecchio grande, per poter muovere le gambe. 

Quando ho scoperto del cancro ho lasciato quel lavoro. Inizialmente mi era stato detto che potevo lavorare solo quando me la sentivo, ma col tempo mi sono resa conto che il mio corpo non avrebbe più tollerato quelle lunghe ore in piedi. Quindi ho dato le dimissioni. 

Quante volte mi sono chiesta se le cose sarebbero andate diversamente se invece avessi subito optato per un lavoro sicuramente meno remunerativo, meno gratificante, ma decisamente più salutare.

Non lo saprò mai quindi è inutile rimuginarci su, ma questi sono giorni difficili per me e non posso fare a meno di pensare al "E se..."

Il 15 Marzo 2022 avevo la visita dal mio medico. Avevo il seno gonfio e dolorante, e sono uscita dal suo studio con l'appuntamento per mammografia ed ecografia, e con il medico che mi tranqullizzava dicendomi, "Vedrai che sarà solo una cisti perché i tumori non fanno male"... 



Comments

  1. E se, e se, e se... Ma hai ragione tu: è inutile chiederselo. Questo me l'ha insegnato Giuliano ("il mitico Giuliano", lo chiamano i miei alunni, a dimostrare che, pur non accorgendomene, parlo di lui): se non serve, lascia perdere e passa ad altro.
    Il tempo è la nostra ricchezza, quello sì è importante, quello e le persone che ci stanno intorno, mi fanno pena - giuro - quelli che accumulano denari, per farne che se poi la vita ha una scadenza? Perciò non perdiamo tempo a pensare "chissà", tanto questo ci è dato: vivere, fino in fondo.
    Un bacio grosso

    ReplyDelete
  2. Vuoi sapere quanto ti capisco? E se "quel" maledetto 3 luglio avessi preso l'auto invece della moto, come avevo provato a fare? E se avessi accettato un invito che mi avrebbe fatto tardare la partenza? E se. Quante volte. Ma non ci possiamo fare niente. A presto, piccola

    ReplyDelete

Post a Comment

I post più letti

INSERIMENTO DELLA PORTA PER L'IV

IL MOSTRO