Il supporto del gruppo

 Oggi sono andata a pranzo con il gruppo del LiveStrong®, ricordate che ve ne avevo parlato la scorsa estate?

Non è sempre facile vederci, ognuno coi propri acciacchi, le proprie visite, le terapie e qualcuno che magari quel giorno non ha proprio voglia di uscire. Ma quando ci riusciamo è bello stare insieme. 

Siamo un grruppo bizzarro, e forse, non ci fossimo conosciuti durante il programma, mai saremmo usciti insieme a pranzo perché siamo molto differenti e con realtà molto diverse. Ma abbiamo tutti una cosa in comune: abbiamo o abbiamo avuto il cancro e ancora combattiamo con gli effetti collaterali delle terapie.

Chiunque ascoltasse i nostri discorsi, scapperebbe. Parliamo di morte, di depressione, di paura, di dolori, di diarrea, di flebo... discorsi che uno direbbe "Ma perché non parlate d'altro?". E invece noi ci incontriamo proprio per quello, perché solo fra di noi possiamo parlare di certi argomenti, e solo noi riusciamo davvero a capirci e a rispettarci nonostante tutto. 

Oggi John ci ha confidato che nei momenti più critici ha pensato di farla finita. E chi non l'ha pensato? In fondo è molto più facile farla finita che continuare a combattere questo mostro che ti mangia anima e corpo. 

Io ho raccontato la mia rabbia dopo la telefonata di mio padre che al telefono mi ha detto "Dai che è tutto finito". Glielo lascio credere perché immagino che anche per un padre sia difficile sapere che la figlia soffre. E poi ha 94 anni, che senso ha dirgli che non è così?

Geneva è andata via dopo aver bevuto un tè freddo. Non ce la faceva a stare con noi e in fondo non ci aspettavamo sarebbe venuta.

Diane ci ha raccontato della paura che ha avuto un paio di settimane fa che stava per perdere il marito.

Ognuno di noi soffre, ognuno di noi ha sofferto a tal punto da aver pensato che fosse arrivata la nostra ora. Ognuno di noi porta sulle proprie spalle un fardello pesantissimo e ingombrante. Ma soprattutto, ognuno di noi, a parte Geneva che se n'è andata, ha bisogno di parlare di quel fardello, perché è solo parlandone che si alleggerisce il peso. E' solo parlandone sorridendo che davvero ce la possiamo fare. E' solo avendo un gruppo che ci spinge, che troviamo la forza di liberarci di questo fardello. Perché nessuno ha voglia, seduto intorno ad un tavolo, di parlare di questi argomenti. Non i nostri mariti o mogli, non i nostri figli e ancor meno i nostri amici. E anche parlarne con chi non ci è passato davvero ha poco senso. 

Non è vittimismo il nostro, ma davvero, solo un malato di cancro può capire un altro malato di cancro. E quando ti senti dire "Ti capisco", sembra quasi che quella persona ti alleggerisca del tuo peso, perché lui o lei si carica di metà del tuo peso.

Sembra assurdo dirlo, ma dopo aver passato due ore a parlare di morte, di dolori, di cancro, di terapie, eravamo tutti sorridenti, di ottimo umore e più leggeri.

Il dolore non svanisce. La chemio lascia degli strascichi atroci. I dolori che ho ultimamente non mi fanno dormire. Ma non ci lamentiamo. Impariamo col tempo a portare il nostro dolore con eleganza (tranne quando mi devo alzare dalla sedia!) e con destrezza. Impariamo ad avere sempre degli antidolorifici in tasca. Impariamo a stringere i denti. 

Perché?

Perché non abbiamo alternativa. 

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