DATEMI LE ARMI

Ho la mia routine quando vado a dormire. Dopo essermi ben spazzolata i denti e messa la crema, accendo il proiettore dell'aurora boreale, preparo il mio serpentone, vado a dare la buona notte a marito e figlia, poi imposto l'audio libro o la musica che mi accompagnerà attraverso il tunnel del sonno.

La musica o l'audio libro sono perfetti come ninna nanna. Certo sarebbe più bello avere qualcuno che mi accarezza la testa, ma sto già chiedendo molto alla mia famiglia.

Da quando uso questi accorgimenti non faccio più sogni orrendi. Almeno credo.

Il problema è il risveglio. Ogni volta che mi sveglio, il cancro è ancora lì, che giace indisturbato. Si nutre delle mie cellule buone e viaggia.

Di questo non mi do' pace. Non mi permette di rilassarmi come si deve. Non mi permette di stare serena. 

Il senso di impotenza verso un mostro senza volto, senza anima. Un mostro invisibile che però fa tanto male, e che sta con me, ventiquattr'ore al giorno, non mi abbandona mai.

Mi guardo allo specchio, e il mostro è lì che mi guarda e ghigna. Si sta prendendo gioco di me, il bastardo.

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